Chanel Haute Couture F/W ’13-’14
Può la moda rispecchiare la realtà, e attraverso il suo linguaggio far riflettere?
Forse l’Alta Moda, come forma d’arte frutto di studio e ricerca, può riuscirci, nel suo dialogo con il mondo intero.
Parliamo di Chanel e della sfilata Haute Couture Autunno/Inverno ’13-’14, una sfilata che equivale quasi ad un’opera teatrale, perfettamente messa in scena. E non è un caso che vi parli di scena, perché al Grand Palais di Parigi è stata realizzata una scenografia spettacolare: un teatro interamente ricostruito, dal palco con il suo sipario e il fondale, alla platea e alle sue poltrone.
E’ però un teatro fatiscente, pieno di calcinacci, polvere, con sedute rovinate, il sipario lercio, le impalcature che tengono su brandelli di un soffitto crollato.
Uno spaccato di mondo in pieno decadimento, in cui il pubblico probabilmente non si accorge neanche del suo stato attuale e osserva il futuro dinanzi a lui, immobile, mentre è immerso nella precarietà.
Si apre il sipario e le modelle sfilano su un fondale avveniristico, un po’ asettico, un po’ irreale.
Tutto è studiato nei minimi dettagli, di grande scena come si conviene ad una delle più attese ed “illustri” passerelle di Parigi, al pari di una grande Prima teatrale.
Basterà puntare sulla creatività, sulla genialità dei visionari e degli artisti? Non sappiamo se crederci ma in fondo dobbiamo sperarci.
Chanel ci prova e ci mostra la sua visione e forse riesce a pieno nel suo intento, quello di prospettarci il futuro della moda, quello di stupire e invaghire lasciando i suoi spettatori a bocca aperta; quello di distrarci e goderci lo spettacolo, prima che il sipario cali ancora una volta.
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